SOSTENERE LE FARMACIE RURALI DELL’UMBRIA PRESIDIO SANITARIO E SOCIALE DI PRIMARIA IMPORTANZA
Le farmacie rurali, ovvero quelle collocate in zone svantaggiate, quindi in realtà meno appetibili in una logica di mercato, rappresentano un vero punto di forza del SSN per il ruolo attivo e decisivo che possono svolgere al fine di garantire effettivamente a tutti i cittadini parità di livelli di prestazioni.
Nelle realtà rurali, infatti, garantire la permanenza dell’ufficio postale e della farmacia è un obiettivo decisivo per il “mantenimento in vita” dei Comuni stessi. Sebbene piccoli, i nuclei abitati di tali territori hanno, come è ormai oggi pacificamente riconosciuto, una funzione determinante per garantire un equilibrato sviluppo socio economico dell’intero territorio nazionale.
Un vero punto di forza e di garanzia di una effettiva territorialità dell’intero SSN, che, in una fase di forte contrazione delle risorse può appunto rappresentare il caposaldo su cui costruire un nuovo modello di servizi sanitari nel territorio, senza dover assistere ad una lenta, ma progressiva riduzione dei servizi. Occorre pensare seriamente ad un nuovo modello di rete, ispirata alla polifunzionalità, con l’obiettivo di evitare lo spopolamento di queste aree territoriali.
La Regione potrebbe risparmiare cifre molto consistenti scegliendo di investire sui servizi che da tempo le farmacie del territorio possono mettere in campo, recuperando le risorse con cui finanziare la riorganizzazione delle cure territoriali.
Nel Regno Unito un report della Commissione per le politiche sanitarie del Bow group, indica che dal rafforzamento dei servizi in farmacia potrebbero arrivare risparmi per oltre un miliardo di euro: tra questi, circa 250 milioni all’anno soltanto grazie al monitoraggio sull’aderenza alle terapie da parte dei pazienti (dal quale meno ricoveri e sprechi di farmaci).
In Umbria, i Comuni e le Farmacie stanno già sperimentando un progetto per andare oltre, collocando nelle farmacie non solo le funzioni di CUP, ma tutte le funzioni amministrative a contenuto non discrezionale, come la riscossione dei ticket, la scelta del medico di fiducia ed altro.
In ossequio, poi, al principio di mantenimento dei servizi nelle zone marginali rurali e/o montane il farmacista potrà, ad esempio, attrezzare anche un ambulatorio e metterlo a disposizione della ASL per il medico di base, ma anche per prelievi e visite specialistiche, favorendo la presenza di professionalità in loco.
Nonostante tale situazione, proprio i farmacisti rurali dell’Umbria, coinvolti in tale impegno per migliorare i servizi sanitari, si ritrovano fortemente penalizzati rispetto ad altre Regioni.
Il Parlamento aveva previsto una integrazione del reddito per le farmacie disagiate, l’indennità di residenza, con la Legge 221 del 1968. Un’indennità che le Regioni potevano, poi, aggiornare nel tempo.
Orbene, attualmente nella Regione Umbria sono presenti 51 Farmacie rurali sussidiate, di cui 9 in provincia di Perugia e 42 in provincia di Terni e, viene erogato, per disagiata residenza, l’importo massimo di: € 2.065,83, inferiore alla media delle Regioni centrali per le farmacie fino a 1000 abitanti. Nella confinante Regione Marche, ad esempio, oltre l’indennità per disagiata residenza viene previsto un contributo aggiuntivo, in relazione al volume d’affari dell’anno precedente, nella misura massima di € 13.000,00 all’anno, se il volume d’affari non supera € 150.000,00.
Quale Coordinatore dei Piccoli Comuni dell’Umbria ritengo, pertanto, che, per contribuire fattivamente a tutelare la sostenibilità delle piccole realtà rurali della regione, la Giunta regionale dell’Umbria debba intervenire in tale delicata materia per superare, in tempi brevi, l’attuale penalizzazione economica dei farmacisti rurali sussidiati dell’Umbria, fatto che rischia di incidere negativamente anche sulla qualità dei servizi sanitari. Occorrerà poi ragionare in maniera più organica sul supporto da dare alle farmacie rurali, anche quelle non sussidiate, nel percorso verso la “farmacia dei servizi”.
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